ACCESSO: raggiungibile da Ugovizza per la strada della Val Uque e poi attraverso carrareccia con sentiero CAI 507. Raggiungibile anche con fuoristrada.
ACCESSO: da Dogna lungo la strada asfaltata della valle omonima, si raggiunge, dopo 18 km, Sella di Sompdogna. Quindi per carrareccia, in 10 minuti di cammino, si raggiunge il rifugio. Da Valbruna: percorrere la strada della Val Saisera fino alla radura di Malga Saisera. Da qui si prosegue a piedi, prima per pista forestale, poi per mulattiera (segnavia CAI 611) e in un’ora di cammino e 400 m di salita entro un ricco bosco di faggio e abete bianco e abete rosso, si raggiunge il rifugio.
ACCESSO: da Camporosso con Telecabina del Monte Lussari (per gli orari info presso Tarvisio Infopoint +39 0428 2135) in 15 minuti. Da Valbruna: percorrere la strada della Val Saisera fino all’imbocco del sentiero CAI 615 e proseguire poi sul 616 e strada forestale (2 ore). Da Camporosso: lungo il sentiero “del Pellegrino” CAI 613 (circa 2 ore di cammino). Il Rifugio fa parte del piccolo nucleo di edifici situati attorno al Santuario Mariano di Lussari. Trasporto bagagli, escursioni guidate
ACCESSO. da Camporosso con Telecabina del Monte Lussari (per gli orari info presso Tarvisio Infopoint +39 0428 2135) in 15 minuti. Da Valbruna: percorrere la strada della Val Saisera fino all’imbocco del sentiero CAI 615 e proseguire poi sul 616 e strada forestale (2 ore). Da Camporosso: lungo il sentiero “del Pellegrino” CAI 613 (circa 2 ore di cammino). Il Rifugio fa parte del piccolo nucleo di edifici situati attorno al Santuario Mariano di Lussari. Trasporto bagagli, escursioni guidate
ACCESSO: il Rifugio sorge nei pressi della polla da cui sgorga la sorgente del fiume Piave, Sacro alla Patria, dove nel 2015 è stata apposta la Fiamma della Pace alla presenza degli eredi della Casa asburgica. Accesso da Cima Sappada: per rotabile SP 22 della Val Sésis, (circa 8,5 km, 25 min. in auto) passando per i Piani del Cristo, Pian delle Bombarde, i Fienili di Sésis, si arriva al rifugio; accesso dal Pian delle Bombarde, 1457 m, ore 1.30-1.45 T: per sentiero naturalistico, verso nord, al Passo del Roccolo, 1815 m, e poi a destra, in breve (s. 136) al rifugio; accesso dalla Val Visdende-Costa d’Antola, 1332 m, ore 2-2.15 T: per carrareccia e, al secondo bivio, per Giau rosso per carrareccia e sentiero (s. 133) al Passo del Roccolo, 1815 m, e poi a sinistra in breve (s. 136) al rifugio; accesso dalla Val Visdende-Costa d’Antola, 1332 m, ore 1.45-2 T: per carrareccia (s. 136) per Piè dla Costa e, dopo il secondo bivio, a destra per Casera di Sésis e Passo del Roccolo, 1815 m, poi, sempre con s. 136, fino al rifugio.
Il Rifugio Pier Fortunato Calvi sorge sulla conca dove sgorgano le acque del Fiume Piave, tra il Monte Peralba e il Monte Chiadenis. È gestito da oltre 40 anni dalle famiglie Galler e Pachner che garantiscono una cucina semplice ma molto varia, potendo degustare molti piatti della tradizione sappadina. La polenta rigorosamente cucinata sulla stufa a legna, i dolci fatti in casa, l’ampia scelta di grappe fatte in casa, con erbe e profumi della zona. In particolare la rinomata P38, la cui ricetta è un prezioso segreto. Il Rifugio è un comodo punto d’appoggio per gli escursionisti, gli appassionati di free climbing, gli amanti della natura ma anche per chi volesse affrontare una gita alla scoperta dei luoghi della Grande Guerra (gallerie, fortini, postazioni). Localizzato al confine Italo-Austriaco, il Rifugio è una delle possibili tappe della famosa Traversata Carnica, che passando proprio alle pendici del Monte Peralba, collega San Candido con Tarvisio. Il panorama mozzafiato che si può ammirare dal Rifugio è spesso oggetto di foto e riprese dei frequentatori. Fu costruito nel 1925 dal Comune di Sappada. Innaugurato nel 1926. Funzionò per alcuni anni come rifugio alpino per divenire poi una struttura della guardia di finanza. Ridivenne rifugio alpino nel'38 ma fu gravemente danneggiato durante l'ultimo conflitto mondiale. Alla fine della guerra fu ristrutturato e nel '54 divenne di proprietà della sez. C.A.I. di Sappada.
ACCESSO: in auto, moto o bici, da Forni Avoltri una carrozzabile conduce a Collina e successivamente a loc. Plan Val di Bos, dove il rifugio è posto. A piedi: dal Rifugio Marinelli lungo il sentiero CAI 143 e dal Rifugio Lambertenghi lungo il sentiero CAI 144. Area camping, escursioni guidate. Servizio Wi-Fi
ACCESSO: dal versante di Forni Avoltri, dal Rif. Tolazzi su strada sterrata lungo segnavia CAI 143, si giunge al Rif. Marinelli in 2 ore. Dal versante di Paluzza: lungo la SS52 bis per Passo M.te Croce Carnico, si prende la strada sterrata a sinistra appena prima del confine. Seguire il segnavia CAI 146 della Traversata Carnica. La strada diventa subito sentiero e in 2.30 ore porta al rifugio. Itinerario alternativo: dal Passo di Monte Croce Carnico sui sentieri CAI 146/148, il tratto attrezzato La Scaletta e i Monumenz, in 3 ore passando accanto al laghetto Plotta.
ACCESSO: Il rifugio si trova nell’abitato di Sella Nevea, raggiungibile da Chiusaforte attraverso la SP76 Val Raccolana in circa 15 km o da Tarvisio attraverso la SS54 e la SP76 passando per Cave del Predil in 22 km. Pernottamento, bar, ristorante, noleggio attrezzatura sportiva, palestra, sauna, massaggi, lavanderia e asciugatrici a gettone, parco giochi invernale ed estivo, Bus shuttle con trasporto bici, free Wi-Fi, scuola di Sci Sella Nevea, Spiaggia attrezzata del Lago di Cave del Predil.
ACCESSO: il rifugio si trova nell’abitato di Valbruna, raggiungibile dall’Autostrada A23, uscita Ugovizza-Valbruna. Proseguire a sinistra in direzione Valbruna per 1,5 km e, dopo le prime case, si arriva alla Casa Alpina.
ACCESSO: da Sauris di Sotto: lasciata l’auto nei pressi del Municipio, proseguire lungo la strada verso nord. Poco dopo la strada rotabile da asfaltata diventa sterrata e dopo alcuni saliscendi e un tratto sconnesso, si arriva al rifugio in 45 min. Da Lateis: giunti in paese, lasciare l’auto al termine della strada asfaltata e proseguire lungo il sentiero CAI 220.
ACCESSO: da Paularo proseguire per 6 km fino a Casera Ramaz e parcheggiare l’auto. Si prende il sentiero CAI 454 e dopo aver superato Casera Lodin si giunge in 2 ore al Rifugio.
La casera sorge nei pressi della cima del monte omonimo in un luogo di suggestiva bellezza. La splendida posizione panoramica ne fa uno spettacolare punto di osservazione sulle vicine vette delle Alpi Carniche, quali il Zuc del Bôr e il monte Cavallo, e delle Alpi Giulie, quali il Jôf di Montasio e il Mangart. L’area è frequentata dal cervo e dal capriolo. Dalla casera si può raggiungere la malga Glazzat Bassa per poi proseguire o verso Pontebba o verso Moggio Udinese.
I pascoli di malga Glazzat Bassa vengono utilizzati a inizio e fine alpeggio. Qui proliferano specie quali il trifoglio alpino (Trifolium alpestre), la campanula barbuta (Campanula barbata), il geranio selvatico (Geranium sylvaticum) e diverse felci (Pteridium aquilinum subsp. aquilinum). Fanno parte di questo comparto anche i pascoli e le strutture di malga Glazzat Alta (1.348 m), dove si svolge inoltre l’attività di agriturismo. Dalla malga è possibile visitare Pontebba, Moggio Udinese o raggiungere la casera Glazzat Alta.
Fanno parte del comparto di malga Tratten anche i pascoli e le strutture di malga Auernig (1.609 m). Nelle zone limitrofe a passo Pramollo possiamo osservare la magnifica Wulfenia carinthiaca, specie botanica protetta, visibile tra la fine del mese di giugno e l’inizio di luglio. Scoperta nel 1779 dal barone Francesco Saverio de Wulfen, viene fatta risalire al Terziario; è presente in pochissimi territori (confine tra Albania e Montenegro, in Himalaya e Asia Minore con specie affini) e per la sua rarità è specie protetta e in occasioen della sua fioritura viene organizzata una festa. La malga è un lascito della Regina Austriaca, dopo il passaggio di Pontebba da Austria a Italia nel 1918 gli austriaci che volevano rimanere in Italia sono potuti restare e le Regina ha donato 14 stavoli e terreni, i primi documenti della malga risalgono al 1896. Le strutture d'alpeggio si trovano lungo il percorso della Grande Guerra. Dalla malga è possibile raggiungere il Passo Pramollo ed entrare in territorio austriaco. Dal valico, mantenendosi sul versante italiano, si può inoltre raggiungere casera Auernig e il comparto malghivo For – Cerchio – Biffilb (CAI n. 504).
La malga si trova all’interno del Parco delle Prealpi Giulie, dove un Centro visite (a Prato di Resia) e 5 centri informativi offrono la possibilità di conoscere l'area protetta. Presso la malga è stato creato un percorso didattico. In località Pian dei Ciclamini, si trova il "Sentiero per tutti" dedicato alle escursioni per disabili ed ipovedenti. COOT in Resiano vuol dire angolo, questo perché la Malga si trova sull’angolo della vallata. La malga sorge sulla testata della valle; da qui si può salire a piedi al bivacco CAI Manzano o alla vetta del Monte Guarda, sul confine italo-sloveno (CAI n. 131).
La malga è stata recentemente ristrutturata mantenendo le stesse caratteristiche architettoniche di un tempo, a poca distanza si trova il lago di Malins, la fauna acquatica è costituita prevalentemente da tritoni. Il pittoresco paesaggio alpestre circostante è reso particolarmente suggestivo dalla veduta in direzione delle Dolomiti Pesarine. Proseguendo a sinistra della casera, si raggiunge malga Vinadia Grande, per poi scendere in Val Pesarina.
Essendo a quota relativamente bassa, la malga viene monticata da metà maggio a metà ottobre. Dalla sella erbosa di Navas (1.025 m), si dominano la Val Degano, a settentrione, sovrastata a nord dai massicci calcarei dei Monti di Volaia e del Monte Coglians, mentre a sud-est si può ammirare l'altopiano di Lauco e le sue frazioni. Da Navas si può scendere anche direttamente a Muina, su strada forestale a tratti ripida e sconnessa.
Sulla porta principale della malga sono visibili degli intagli e delle sigle con incisioni che rivelano le qualità artistiche e i sentimenti dei malghesi e dei pastori succedutisi nel tempo. Come in alcune altre casere della regione, a Ielma di Sotto è stato conservato il tradizionale supporto alla caldaia per la lavorazione del latte, chiamato “musse”. Le pendici del Colle di San Pietro, sopra la conca su cui sorge la malga, sono popolate da larici (Larix decidua), abeti rossi (Picea abies subspabies) e qualche faggio (Fagus sylvatica) mentre il sottobosco è ricco di lamponi. Dalla malga di fronte si può ammirare lo spettacolo delle dolomiti pesarine. Da Ielma di Sopra si scavalca la forcella e si scende a casera Pieltinis e successivamente nella conca di Sauris (CAI n. 218).
Come in alcune altre casere della regione, a Ielma di Sotto è stato conservato il tradizionale supporto alla caldaia per la lavorazione del latte, chiamato “musse”. Le pendici del Colle di San Pietro, sopra la conca su cui sorge la malga, sono popolate da larici (Larix decidua), abeti rossi (Picea abies subsp. abies) e qualche faggio (Fagus sylvatica). Il sottobosco è ricco di lamponi (Rubus idaeus), un'ottima idea per una sana e dolce merenda. I primi documenti relativi alla malga risalgono all'incirca al 1200. Proseguendo a sinistra al bivio che si incontra poco dopo la casera, percorso circa un chilometro, si giunge a casera San Giacomo; proseguendo dritti si sale, con brevi tornanti, alla vicina casera Ielma di Sopra e da qui alla malga Pieltinis.
Oltre i pascoli di malga Meleit, si erge la vetta del monte Dauda (1.765 m), da qui si può ammirare l'ampio panorama sulle valli sottostanti. Per raggiungere la cima, si prosegue in direzione Est e, quando la strada comincia a scendere, si imbocca sulla destra il sentiero che, superati i ruderi di casera Chiâs di Sopra, porta sulla spalla sud del monte e procedendo a sinistra, seguendo la cresta, si giunge in vetta. Dalla casera si possono raggiungere Villa Santina o Zuglio. Nel primo caso si scende a destra per portarsi a Val di Lauco, Vinaio e Lauco; nel secondo, si prosegue a sinistra fino a malga Dauda, alla frazione Fielis e quindi a Zuglio.
L’abbondante presenza dell’ontano verde (Alnus alnobetula subsp. alnobetula) rappresenta per questa malga l’ambiente ideale di pascolamento per le capre, qui molto numerose. Particolarmente interessante è la presenza del rododendro cistino (Rhodothamnus chamaecistus), cespuglio nano sempreverde dalle piccole foglie finemente cigliate e dai graziosi e delicati fiori rosei. Scendendo da casera Valuta si lascia a sinistra la deviazione per casera Monteriù e si perde quota fino alla confluenza del torrente Novarza con il torrente Pieltinis, si risale poi fino a raggiungere la viabilità che da Lateis di Sauris porta alle malghe del comprensorio.
Presso la cappella che sorge di fianco alla Malga ogni anno la prima domenica d’agosto si tiene la messa degli alpini, in ricordo del ritrovamento durante la prima guerra mondiale del Redentore, per il quale gli alpini hanno costruito la cappella a protezione. Si chiama Pizzul perché la Malga era divisa in due e in friulano vuol dire “Piccolo”. Dalla casera si può salire a forca Pizzul e da qui, sempre sul sentiero, scendere direttamente a Cason di Lanza (CAI n. 441, 442, 442A). Seguendo invece la strada sterrata si raggiunge la vicina malga Paluchian (CAI n. 441B). Di seguito un estratto del primo reperto storico: “Relazione Rendita delle malghe in Cargna […] Nell’anno 1295 sulla Montagna Pizzul di proprietà del Mistro Giacomo qm Osualdo Gambelutto d’Incaroj hanno alpeggiato 183 animali Grossi et altri 200 minuti, con una rendita annua di 1753 Lib. Di Formaggio – Et Ego Giuseppe Vendro de communi Imperiali Autoritate. Notarius – Rogatus Scripti”.
Localizzata nei pressi del polo turistico di Piancavallo, questa malga è la sola rimasta attiva delle vecchie malghe presenti nel piano. Rappresenta la realtà malghiva più importante della dorsale Cansiglio-Cavallo. Ad Aviano rimangono testimonianze del Castello, datato probabilmente attorno al 1161 d.C.. Nella Villa Fabris è stato creato nel 1845 uno splendido giardino all'italiana, considerato uno dei parchi più belli del FVG. Malga Pian Mazzega o Paronuzzi è anche raggiungibile direttamente dal lago di Barcis.
Malga Losa, per la sua maestosità riveste un ruolo importante per il settore malghivo. A pochi metri dalla malga troviamo un ramo normalmente in secca del Rio Losa, nei cui pressi possiamo ammirare la rosa delle Alpi (Rhododendron ferrugineum) o il rododendro irsuto (Rhododendron hirsutum), l’erica carnicina (Erica carnea) o la genziana primaticcia (Genziana verna). Proseguendo, ci si porta in malga Forchia e da qui si può scendere a Ovaro (CAI n. 220); a monte della casera Forchia ha inizio il sentiero che permette di salire sul Col Gentile (2.075 m) (CAI n. 235).
L’area dell’alpeggio, costituita da diversi ambienti – il pascolo, i manufatti, il bosco, le pozze dell’acqua – è frequentata da numerose specie di uccelli, come il codirosso spazzacamino e lo zigolo giallo, che qui trovano le condizioni ottimali per il cibo e la nidificazione. Il gran numero di piccoli volatili attira però l’attenzione del loro più assiduo predatore, lo sparviere. Proseguendo, dalla casera si raggiunge malga Pieltinis e da qui all’omonimo monte (CAI n. 206).
La Val Cimoliana prosegue e, attraverso la viabilità sterrata e alcuni attraversamenti del torrente, si può raggiungere il rifugio Pordenone e successivamente malga Meluzzo. Il rifugio Pordenone rappresenta il punto d’appoggio per salire al Campanile di Val Montanaia, guglia dolomitica alta 300 metri circa di spettacolare e selvaggia bellezza. Lo splendido obelisco è inserito nel progetto “Meraviglia italiana”. Dalla casera si può proseguire su di una pista a fondo naturale all'interno di un bosco di faggi e raggiungere malga Sponda Alta.
L’intero gruppo montuoso che si estende dal Monte di Rivo a ovest alla cima del Tersadia a est è situato in posizione centrale ed isolata rispetto all’area carnica. Dalle sue vette si aprono visuali mozzafiato a 360 gradi: dagli Alti Tauri a nord fino all’Adriatico a sud, dalle Dolomiti a ovest fino alle più elevate cime delle Giulie a est. Questa dorsale costituì il sistema difensivo a ridosso del fronte, durante la Grande Guerra. Subito sotto la sua cima, esistono notevoli resti di tutta una serie di fortificazioni, camminamenti, trincee, gallerie e ricoveri per i soldati. Sul versante meridionale del Monte Tersadia, è adagiato il complesso malghivo “Valmedan - Cucco”. Dal complesso malghivo, è consigliata l’escursione fino alla suggestiva cima del Monte Tersadia, con un’altitudine pari a m 1.959 CAI n. 409, da cui si può scendere fino a Treppo Carnico nella Val Pontaiba. Dalla malga Valmedan Alta, si può anche raggiungere casera Cucco, CAI n. 409 e poi salire all’omonima cima m 1.804 CAI n. 408a.
Il panorama a 360° permette di scorgere il mar Adriatico, il Monte Lussari e il Grosslockner. Nelle vicinanze si trova il Monte Tenchia con il "pian delle streghe", avvolto dalla leggenda che narra degli incontri segreti tenuti in questo pianoro tra le streghe locali e quelle nordiche. Si racconta che sui passi delle loro danze sbocciassero in cerchi concentrici fiori d’aglio orsino. Questo mito della tradizioone locale ha ispirato la poesia "In Carnia" a Giosuè Carducci, durante i suoi soggiorni a Piano d'Arta. Ai laghetti di Zoufplan non è difficile scorgere affioramenti di rocce vulcaniche effusive. In questa località, la Protezione Civile regionale ha costruito un edificio per ospitare un radar meteorologico e gli strumenti necessari per il rilevamento dei movimenti sismici. Dalla malga è possibile salire sino al monte Tenchia, ai laghetti di Zoufplan e al panoramico Cimon di Crasulina, per poi seguire per un lungo tratto, su sentiero CAI 154, tutta la dorsale Tarondon – Pezzacucco – Crostis.
Poco oltre il rifugio Tita Piaz troviamo la Baita Torino, utilizzata dall’Università di Trieste come centro studi di botanica alpina. Dal rifugio Tita Piaz ha inizio il sentiero ad anello di “Bosco Flobia”, strutturato per ipovedenti e non vedenti. A casera Tintina parte il sentiero naturalistico “Tiziana Weiss”, che rappresenta una delle prime esperienze di sentiero autoguidato nella Regione Alpina del Friuli Venezia Giulia. Circa cinquecento metri dopo il rifugio Tita Piaz, sulla sinistra, si incontra una strada sterrata che conduce a casera Tintina (CAI n. 215).
La casera, interamente ricostruita, rispecchia l’antica architettura e la realizzazione si è concretizzata attraverso il minuzioso recupero delle pietre che costituivano le murature originali. Rientrati a malga Ielma di Sotto si sale a sinistra alla forca di Jelma e si scende a casera Pieltinis e successivamente nella conca di Sauris (CAI n. 218).
Dalla sommità del Col Gentile, sul cui versante nord-ovest è situata la malga, si gode di una magnifica vista sulla verde catena dei monti Losa, Navarza, Torondon e sulle valli glaciali che la solcano lungo il versante meridionale. Sullo sfondo la Creta Forata. Salendo verso Nord si possono raggiungere le malghe Malins e Festons e da qui scendere a Sauris di Sopra (CAI n. 204); proseguendo verso Sud ci si porta nelle malghe Pieltinis e Gerona per poi scendere a Lateis di Sauris (CAI n. 206).
Sul percorso CAI n. 402, che da Pramosio conduce a Malpasso, si trova la lapide dedicata a Maria Plozner Mentil, caduta durante il primo conflitto mondiale mentre riforniva i reparti della prima linea. La sua storia, come quella di tutte le portatrici carniche, fu progressivamente dimenticata fino al 1997 quando l’allora Presidente della Repubblica Oscar Luigi Scalfaro conferì loro la Medaglia d’Oro al Valor Militare. Dal Passo Pramosio si possono visitare le numerose testimonianze del primo conflitto mondiale, cioè gallerie, trincee e postazioni. Presso Malga Pramosio si trova l'unica galleria mineraria di epoca medievale delle Alpi Orientali ancora integra nella sua forma originaria. Proseguendo oltre la casera, sempre su percorso CAI n. 402, ci si può portare a casera Malpasso ricovero Morgante, alla casera delle Manze e, più in alto, a casera Pramosio Alta con lo splendido laghetto Avostanis, sovrastato da una delle falesie più belle dell’arco alpino orientale.
I pascoli di malga Pieltinis comprendono tutto il versante Est dell’omonimo monte e l’impluvio sottostante la vetta presenta una brughiera fra le più ricche dell’intera cerchia delle Alpi Carniche. Sui prati adiacenti alla malga, accanto al rabarbaro alpino, troviamo anche la codolina alpina, il dente di leone e la campanula di Scheuchzer. Da casera Pieltinis si può salire a destra, per scavalcare forcella Ielma e scendere alle malghe Ielma di Sopra e di Sotto e quindi portarsi in Val Pesarina (CAI n. 218); proseguendo a sinistra delle logge si valica la forca di Pieltinis e si scende alle malghe Vinadia Grande (CAI n. 204).
Presso Malga Vinadia Grande gli arbusteti di ontano verde (Alnus alnobetula subsp. alnobetula) costituiscono un habitat ideale per il gallo forcello. Il maschio si riconosce per la caratteristica coda a forma di lira e un piumaggio nero con riflessi bluastri, tranne che nella parte inferiore delle ali e nel sottogola dov’è bianco. Salendo verso Nord si possono raggiungere le malghe Malins e Festons e da qui scendere a Sauris di Sopra (CAI n. 204); proseguendo verso Sud ci si porta nelle malghe Pieltinis e Gerona per poi scendere a Lateis di Sauris (CAI n. 206).
Da Paularo si seguono le indicazioni per il Passo del Cason di Lanza e, superata casera Ramaz Bassa, in poco meno di un chilometro si giunge ai pascoli di Meledis Bassa. La malga è attiva nel primo e nell’ultimo periodo di alpeggio, nella fase intermedia i capi si trasferiscono alla malga Meledis Alta. Proseguendo lungo la strada, si sale a casera Valbertat Bassa e da qui, a sinistra, si raggiunge malga Valbertat Alta e, seguendo la viabilità di collegamento, si passa in territorio austriaco, fino a malga Straniger (CAI n. 449).
L’altopiano del Montasio è il più ampio territorio destinato all’alpeggio dell’intera regione. Nel comprensorio troviamo le seguenti malghe: Cregnedul di sopra, Larice, Parte di Mezzo e Pecol in cui si svolge la caseificazione e l’attività agrituristica. L’altopiano del Montasio, luogo di straordinaria bellezza, è stato l'arrivo di una tappa del Giro d’Italia 2013. La storia parla della nascita del formaggio Montasio all’inizio del 1200 a cura dei frati benedettini di Moggio Udinese. Dal punto di vista naturalistico si possono ammirare creste di gallo, ginestre, marmotte, cervi, camosci, caprioli e volpi. La malga ha quattro sottonomi: Pecol, Barboz, Parte di Mezzo e Larice. Dai Piani del Montasio è possibile tornare a Sella Nevea e scendere a Tarvisio passando dal paese di Cave del Predil e l’omonimo lago. Partendo dalla casera Pecol si può raggiungere comodamente il rifugio Giacomo Di Brazzà (CAI n. 622), splendido balcone sul gruppo del monte Canin.
Malga Lodin Alta è attiva nel periodo intermedio di alpeggio, inizio e fine monticazione si svolge a malga Ramaz. È collocata sulle pendici meridionali del monte Lodin, caratterizzato da rocce risalenti al Siluriano ovvero formazioni di origine marina che contengono molti fossili di invertebrati, come i cefalopodi, dotati di conchiglia. Sono frequenti anche i ritrovamenti di coralli. La casera si trova lungo i sentieri della “Traversata Carnica” e del “Carnia Trekking”. Dalla malga si sale sino al passo Lodinut (CAI n. 457), proseguendo a sinistra (CAI n. 403) si giunge sino al laghetto Zollner See in territorio austriaco, in breve si guadagna il Passo Pecol di Chiaula e si scende al rifugio Pietro Fabiani (CAI n. 454), chiudendo ad anello sulla strada percorsa in salita all’altezza di casera Lodin Alta.
La casera durante la guerra era il centro logistico militare della valle qui si trovano resti di ricoveri militari e una caverna conosciuta con il nome “Compagnia dei Briganti”. Vicino alla malga è stata costruita una chiesetta a ricordo dei caduti del Battaglione Gemona. L’agriturismo è stato ricavato grazie alla ristrutturazione della casera, abbandonata nei primi anni ’50 non essendovi praticato più l’alpeggio tradizionale: il suo recupero valorizza ulteriormente una delle tante memorie storiche di questa vallata. Il panorama permette di ammirare il Jôf del Montasio e la catena delle Alpi Giulie. Dal punto di vista naturalistico, si possono osservare: orchidee selvatiche, caprioli, camoscio, cervi, lince. Dalla malga si può salire per Sella Sompdogna sino all’omonima malga e, inoltre, è possibile proseguire fino al rifugio Fratelli Grego.
La malga è attiva nelle prime e ultime settimane di alpeggio, nel periodo intermedio l’attività si trasferisce a malga Lodin Alta. In prossimità si trova la Stua di Ramaz, località a settentrione della forra del torrente Chiarsò, che deve il suo nome al grande sbarramento (“stua”=chiusa) che un tempo si costruiva per agevolare la discesa a valle del legname. Quando i tronchi erano in numero sufficiente, veniva aperta la "stua" e questi scendevano con la forza dell’acqua. Il 15 Luglio 1944 i Tedeschi durante la perlustrazione delle montagne Nord-Orientali della Carnia uccisero a Malga Cason di Lanza il pastore ed il figlio; e a Malga Confin e Meledis altre quattro persone (i pastori e due ragazzi che aiutavano). A ricordo delle vittime di Lanza e Cordin Gioacchino Larice e Riccardo Gortani hanno eretto nel luglio del 1946 un cippo in pietra implorante “pace ai caduti- ausilio a se stessi”, si trova sulla strada che da Paularo, passata Casera Ramaz, arriva a Cason di Lanza. Dalla casera è possibile raggiungere il passo Cason di Lanza e proseguire lungo la strada che porta a Pontebba. Oppure, seguire il percorso CAI n. 454, fino al Rifugio Fabiani.
Nel 1478 nel Plan di Lanze avvenne un sanguinoso scontro tra i turchi che tentavano di valicare il passo e le truppe della Serenissima, affiancate dalle milizie popolari carniche. I turchi vennero sconfitti e respinti e la Carnia salvata dalle loro temute scorribande. La leggenda vuole che il nome, Plan di Lanze, derivi dalle lance abbandonate sul campo dai turchi battuti. Presso Malga Cason di Lanza è possibile assistere durante la lavorazione del latte e la trasformazione in prodotti caseari. A circa cento metri della casera è stata allestita una palestra di roccia a scopi didattici. Da questa località si può godere di una splendida vista sul Monte Zermula e la Creta di Aip. La casera è il punto di partenza per innumerevoli escursioni, tra cui le salite sui monti Zermula (2.143 m) (CAI n. 442 e 442A), oppure al bivacco Lomasti, attraverso malga Val Dolce e la Conca di Aip (CAI n. 439 e 440).
Dall’inizio del piazzale del Passo di Monte Croce Carnico si prosegue a sinistra lungo una strada sterrata (CAI n. 161) e in pochi minuti si raggiunge la vicina malga Collinetta di Sotto. Lungo la via si trovano alcune antiche iscrizioni che testimoniano la presenza della strada, impropriamente chiamata “Via Julia Augusta”, che univa Aquileia con il Norico attraverso il Passo di Monte Croce Carnico. In prossimità del valico, sul versante austriaco, sono state recuperate le postazioni del primo conflitto mondiale e attrezzato il Museo storico all’aperto che poi si sviluppa fino alle cime del Pal Piccolo (1.866 m), del Freikofel (1.757 m) e del Pal Grande (1.809 m). Da qui si può seguire verso ovest il sentiero (CAI n. 148) che porta sulla strada che permette di raggiungere malga Val di Collina, malga Collina Grande, malga Plotta, casera Monumenz e il rifugio Marinelli.
Da malga Casa Vecchia, raggiunta la viabilità che sale da Cima Sappada, si può proseguire per le Sorgenti del Piave e per il rifugio “Pier Fortunato Calvi”. Sul versante sud del monte Avanza, che sovrasta l’alpeggio, si trovano le vecchie miniere di rame e argento con ancora i resti dei pestatoi usati per la frantumazione dei minerali. L’area d’interesse storico è raggiungibile a piedi seguendo il sentiero segnavia CAI n. 173, che inizia al tornante a 100 m ad est della casera e sale piuttosto ripido sino ad un bivio dove si incontra e si segue sulla destra il sentiero segnavia CAI n. 177. Affascinante panorama sulla catena delle Dolomiti.
Malga Chias di Sotto è situata sul versante sud - est della Punta Bella Mont m 1.689, estrema propaggine orientale del Monte Arvenis m 1.968. Da questo pulpito panoramico, raggiungibile attraverso malga Meleit e proseguendo in direzione di malga Claupa, si può estendere la vista sulla Valle del But, sulla sottostante Val di Lauco, sull’alta Val Tagliamento fino ai baluardi delle Prealpi Carniche e alla laguna di Marano (nelle giornate terse). La sua posizione è strategica nello scenario escursionistico e cicloturistico, anche con utilizzo di e-bike, dell’intera dorsale Zoncolan – Arvenis – Dauda. Da Chias di Sotto si può salire a malga Meleit, proseguire a sinistra attraverso le malghe Agareit e Tamai fino allo Zoncolan. Oppure svoltare a destra fino a malga Dauda e scen-dere a Noiaris, frazione di Sutrio, oppure a Fielis e Zuglio.
Malga Meledis Alta è attiva nel periodo intermedio di alpeggio. Inizio e fine monticazione si svolgono a malga Meledis Bassa. Poco a monte della casera, salendo alla Cima Val di Puartis, si possono vedere delle trincee austriache risalenti alla Grande Guerra. Il 15 Luglio 1944 i tedeschi durante la perlustrazione sulle montagne Nord-Orientali della Carnia uccisero sulla malga di Lanza il pastore Giovanni Domenico Cescutti di 51 anni ed il figlio Giuseppe di 21 anni. L’altro figlio del pastore e un ragazzo riuscirono a fuggire e dare l’allarme agli altri pastori che riuscirono così a mettersi in salvo con alcune bestie. A Malga Cordin vennero uccisi il pastore Andrea D’Orlando di 29 anni e il cognato Attilio Mongiat, oltre ai ragazzi che aiutavano in malga: Agostino D’Orlando e Albino Stefanutti. A ricordo delle vittime di Lanza e Cordin Gioacchino Larice e Riccardo Gortani hanno eretto nel luglio del 1946 un cippo in pietra implorante “pace ai caduti- ausilio a se stessi”, si trova sulla strada che da Paularo, passata Casera Ramaz, arriva a Cason di Lanza. Dalla casera si possono raggiungere la malghe Lodin Alta (CAI n. 448B), oppure svoltando a destra, attraversando il rio Malinfier, raggiungere il passo di Meledis e scendere a malga Straniger, in Austria.
Da Paularo, su strada asfaltata, si seguono le indicazioni per Passo del Cason di Lanza; in località ”Baita da Nelut” si sale a destra su una pista forestale (CAI n. 442) molto ripida che porta alla casera Zermula. Lungo la viabilità che da Paularo porta alle malghe, circa un chilometro dopo la “Maina della Schialute”, una tabella sulla destra indica l’inizio del sentiero che in breve porta alla “Palma”, poderoso e secolare abete bianco censito tra i monumenti naturali del Friuli Venezia Giulia. Dal tronco principale, inclinato da chissà quale evento naturale, si sono sviluppate sei piante che oggi appaiono altrettanti fusti di notevoli dimensioni. Nelle vicinanze della malga sono presenti ancora i resti delle trincee dei conflitti mondiali. Proseguendo lungo la strada costruita al tempo della Prima Guerra mondiale è possibile raggiungere la cima del panoramico monte Zermula (2.143 m).
La malga è stata ricostruita dopo essere stata distrutta da una slavina negli anni ‘80. Dalla casera Moraretto si raggiunge, su strada o sentiero CAI n. 143, il rifugio Marinelli (2.111 m), per poi scendere verso il Passo di Monte Croce Carnico, attraverso il sentiero CAI n. 148. Sui pascoli che si estendono dalla casera al rifugio Marinelli si è stabilita una numerosa colonia di marmotte. Il rifugio Marinelli fu costruito nel 1901 e venne dedicato a Giovanni Marinelli, geologo e primo presidente della Società Alpina Friulana e al figlio Olinto, anch’esso presidente della SAF. Nel comune di Forni Avoltri, la frazione di Collina riveste un'importanza significativa nel settore lattiero-caseario regionale, in quanto nel 1881 nacque la prima latteria cooperativa turnaria, di cui rimane ancora l'edificio con l'antica insegna.
Tra i fitti arbusti del sottobosco, che si attraversa per giungere alla malga, vive un simpatico roditore: il moscardino, un piccolo gliride con una curiosa coda più lunga del corpo e moderatamente prensile. Questo gli consente di muoversi acrobaticamente tra i cespugli. Da malga Corce si scavalca l’omonima forcella, si scende al bivio e: se si prosegue a sinistra si arriva alle località di Uerpa e Pesmulet oppure si svolta a destra, e si superano i borghi di Trischiamps,Val di Lauco e Vinaio, per giungere a Lauco. In particolare l’Altopiano di Lauco-Curiedi è una vasta area caratterizzata da collinette, piccole valli, sorgenti e variegata vegetazione mista di campi, prati e boschi, che offrono splendidi panorami. Il sito è anche ricco di rarità naturalistiche, quali le torbiere, ovvero biotopi acquiferi con piante carnivore ed orchidee autoctone.
Situata in un’area famosa per le varietà botaniche che vi si concentrano, il monte Cuarnan è una larga piramide erbosa dalla quale lo sguardo può spaziare sull’intero Friuli, in cima si trova la Chiesetta del Redentore. L’area è utilizzata da deltaplani e parapendii; a fianco della malga c’è la partenza della pista di downhill. In questa zona si possono ammirare i griffoni volteggianti in cielo. Da malga Cuarnan si sale in breve alla Sella Foredôr, da cui partono diversi itinerari escursionistic: per la cima del monte Chiampon (CAI n. 713), a Borgo Mulinârs in Val Torre (CAI n. 730) e a Montenars, superando la cima del monte Cuarnan (CAI n. 715).
La vista panoramica che si può godere dal monte Cuar spazia su tutta la pianura friulana e nelle giornate particolarmente limpide si può scorgere il Mar Adriatico. In zona volteggiano i grifoni e si trovano cavallini allo stato brado (i Konic). Al bivio in località Prà da Steppa, se si segue la strada di sinistra, si supera il Cuel di Forchia per poi scendere al monte Prât e successivamente a Forgaria nel Friuli. Da malga Monte Cuar oppure dal Cuel di Forchia, si può seguire un interessante percorso ad anello, attraverso i sentieri CAI n. 815 e 816, e raggiungere la vetta del monte Cuar da cui si apre un ampio panorama sull’intera pianura friulana.
Lungo la mulattiera storica, che da malga Confin scende a Venzone, si trova la caratteristica Chiesetta del ‘400, dedicata a San Antonio, tradizionalmente riconosciuto come protettore del bestiame e dei viaggiatori. Molto suggestivo l'abisso del Plauris. La forca Campidello è inserita tra i sentieri della Guerra. Da malga Confin si possono intraprendere i seguenti itinerari escursionistici: per Borgo Povici in Val Resia (CAI n. 702), attraverso la forca Slips e la Val Resartico oppure scendere direttamente a Venzone per l’antica mulattiera (CAI n. 705).
Da Mongranda seguendo il sentiero CAI n. 806 si può raggiungere casera Val; di fronte ad essa, in direzione est, sul versante sud ovest del monte Lovinzola, si scorge la grotta “Crist di Val”. Le pareti e parte della volta sono quasi totalmente istoriate da incisioni e bassorilievi. In passato è stata oggetto di culto, in particolare si saliva fino qui per invocare la pioggia nei periodi di siccità. Molto interessante anche la grotta del "Magico Alverman" (o grotta del "Riu Muart" - "Rio Morto"), censita nel 1995, che si snoda su una lunghezza di 1308 metri, adatta alla speleologia. Sulla strada che unisce Villa Santina e Chiaicis, sopra Riviasio, si trova una fonte d'acqua ritenuta salutare “La âga dal paradîsj/L'acqua del paradiso”.
Gli edifici della malga sono contornati dalla faggeta che a fine monticazione assume una ricca varietà di colori. Nelle malghe prealpine la monticazione si prolunga facilmente fino ai primi giorni di novembre. Malga Fossa di Sarone è adagiata ai piedi del Collat, un modesto rilievo che si affaccia sulla pianura sottostante, e si estende su due doline adiacenti, Fossa di Sarone e Folador. A Caneva restano suggestivi ruderi delle mura di cinta e del borgo con il mastio, resti del antico maniero. Nella chiesa di S. Lucia sono conservati affreschi rinascimentali. La dorsale che si estende da malga Fossa di Stevenà al Piancavallo, lungo la quale si trova anche malga Fossa di Sarone, è percorsa dalla viabilità di collegamento a tratti sterrata e sconnessa.
La malga è situata all’interno di una dolina, depressione carsica chiamata “fossa” nella parlata locale. Al di sotto dei fabbricati si riconoscono i ruderi dei vecchi edifici. La pozza d’alpeggio di origine naturale o antropica si chiama “lama”. L’intero comprensorio è caratterizzato da queste piccole conche dal fondo impermeabile in cui si raccolgono le acque piovane e lo scioglimento delle nevi. Proseguendo da malga Fossa de Bena, si supera Costa Cervera e si attraversa la lunga dorsale Cansiglio-Cavallo. Su strada sterrata a tratti sconnessa si oltrepassa il bivio per malga Col dei S’Cios e successivamente il Piancavallo. Da qui poi si scende ad Aviano o a Barcis. A Polcenigo si trova la chiesa della Santissima, accanto alle sorgenti del Livenza, che testimonia il culto in Friuli delle acque e delle sorgenti, a cui venivano atttribuiti poteri miracolosi legati alla sfera della fecondità e del puerperio. Si narra che l'imperatore Teodosio avvesse avuto una visione della Trinità proprio in questa zona ed avesse fatto edificare una costruzione sacra, poi sostituita da una chiesa fondata da frati conventuali veneziani del XVI sec.. Poco distante si trova la zona umida del Palù, area interessante sia dal punto di vista archeologico, infatti era sede di un villaggio palafittico, sia per l'elevato valore eco-ambientale dell'area. Nel paese si possono osservare i resti dell'antico castello, 963 d.C. e la costruzione risalente al XVIII caratterizzata da una facciata barocca.
Questo alpeggio è gestito dalla famiglia più antica come tradizione di malgari. Annalisa e Jessica, infatti, sono l’ultima generazione della famiglia di malgari del Friuli di cui si abbia attestazione più antica: possiamo andare indietro fino al padre del bisnonno nel 1800, e lui stesso era considerato il più anziano patriarca dei malgari della regione. La malga è situata in una piccola conca ai piedi del Col Scarpat e comprende anche i pascoli delle malghe Bos e Busa Bravin le cui strutture, da tempo abbandonate, non sono più riconoscibili. I pascoli sassosi caratterizzano la malga così come la presenza del ginepro, specie non appetita dagli animali per le foglie pungenti. La posizione dei pascoli consente un’ampia visuale su tutto l’arco alpino friulano. A Polcenigo si trova la chiesa della Santissima, accanto alle sorgenti del Livenza, che testimonia il culto in Friuli delle acque e delle sorgenti, a cui venivano atttribuiti poteri miracolosi legati alla sfera della fecondità e del puerperio. Si narra che l'imperatore Teodosio avvesse avuto una visione della Trinità proprio in questa zona ed avesse fatto edificare una costruzione sacra, poi sostituita da una chiesa fondata da frati conventuali veneziani del XVI sec.. Poco distante si trova la zona umida del Palù, area interessante sia dal punto di vista archeologico, infatti era sede di un villaggio palafittico, sia per l'elevato valore eco-ambientale dell'area. Nel paese si possono osservare i resti dell'antico castello, 963 d.C., e la costruzione risalente al XVIII caratterizzata da una facciata barocca.
La malga si trova sui fianchi settentrionali del monte Terzo e permette di spaziare con lo sguardo dal Monte Crostis alle propagini meridionali del Monte Paularo, attraverso le più elevate cime della catena carnica il Monte Coglians e Creta della Chianevate. Il nome della malga "Lavareit" deriva da "La’Vare" cioè "Roccia". Dal punto di vista botanico si possono ammirare: Achillea e arnica montana, genziana lutea, genzianella, gallo forcello e gallo cedrone. Al termine dei tornanti, sulla sinistra, ha inizio il sentiero (CAI n. 155) che porta a casera Monte Terzo Bassa e all’omonimo monte; da qui, proseguendo sul versante nord (CAI n. 175), si scende a casera Chiaula Grande per raggiungere malga Lavareit.Qui si può visitare il Museo all’aperto del Pal Piccolo, uno dei principali teatri di guerra della “Zona Carnia” durante il primo conflitto mondiale, lungo il percorso si incontrano in successione alcune caverne adibite ad uso militare, delle casermette, una trincea coperta ed infine l'appostamento chiamato "Naso delle Mitragliatrici". In vetta, a 1866 metri s.l.m., si possono ammirare e percorrere i labirintici camminamenti e trinceramenti austro-ungarici mentre poco più in là, sul versante italiano, si trova il cosiddetto "Trincerone italiano" (1860 metri s.l.m.). Si può notare quanto le rispettive prime linee fossero vicine ed immaginare quanto duri siano stati gli scontri tra i due schieramenti.
L'agriturismo è situato in un vecchio edificio che ha mantenuto il suo aspetto antico, circondato da colline soleggiate e dai vigneti aziendali. Sulla facciata sono stati dipinti alcuni murales dedicati al volo. La malga si trova nella parte più sud della Foresta del Cansiglio, seconda più grande d’Italia. L'antica Foresta dei Dogi della Repubblica di Venezia rappresenta una delle risorse ambientali più importanti dell'intera regione del Veneto e circonda l'Altopiano del Cansiglio diviso tra le province di Belluno (Comuni di Tambre e Farra d'Alpago), Treviso e Pordenone in cui è inserita la Riserva Naturale Biogenetica Campo di Mezzo - Pian Parrocchia. Davanti alla malga passa la via del Patriarca. L’instabile situazione politica veneta e il particolare stato di guerriglia che ebbe come teatro l'area liventina durante il periodo dell'ascesa caminese, consigliò al Patriarca di strutturare una viabilità alternativa a quella della Val Lapisina. La strada, partendo da Caneva, avrebbe superato il potente blocco di calcare senza transitare per i territori trevisani, raggiungendo il Cansiglio e l'Alpago sottoposto al vescovo di Belluno. La viabilità assunse il nome del proponente e fu dichiarata libera da ogni tassa o muta, quindi transitabile da tutti quei mercanti che, a costo di maggiori fatiche, erano disposti a raggiungere i mercati di Sacile e quelle strutture portuali collegate a Venezia attraverso la via d'acqua del Livenza. Il termine Cercenedo, citato in un documento della fine del XIII secolo, ricorda le pratiche di esbosco legate alla costruzione delle praterie artificiali. Nei punti considerati più ricchi di suolo si incideva la corteccia degli alberi asportandone un anello e lasciando morire in piedi la pianta. Dopo di che si procedeva ad incendiare il bosco secco. La ripetizione di questa operazione garantiva l’apertura di vasti varchi nel tessuto boschivo dell’altipiano. Nel medioevo il legname non aveva mercato e bruciarlo per ottenere spazi produttivi era una prassi che aveva già trasformato tutto il paesaggio del versante montuoso.
L’intervento di ristrutturazione degli edifici della malga, da parte dei proprietari, ha previsto il recupero storico della vecchia casera, a testimonianza di come una volta si svolgeva la vita in alpeggio. Nelle pozze della malga si possono trovare la biscia dal collare, il tritone alpino, la rana temporaria e la libellula. Sotto la malga, si scende lungo un pascolo alpino ricco di ortica, felci e arbusti di ontano verde, assieme a iperico, achillea, verga d’oro, barba di capra, farfaraccio bianco, bardana, margherite, salvia montana e pinguicola. Dalla Sella dello Zoncolan, seguendo la viabilità sterrata sul versante Est del monte Arvenis, si possono visitare le casere Tamai, Agareit e Meleit.
Fermi là, sulla roccia si muove qualcosa! I passi si fanno più lenti, si punta lo sguardo con il cannocchiale. In effetti, poco lontano dal sentiero verso la Rudnig Alm, è spuntata timida dal suo nascondiglio una marmotta e si è stesa al sole. Un evento emozionante per gli appassionati della montagna. Quando sui sentieri delle Alpi Carniche regna ancora una pace diffusa alle prime ore del mattino o nella mattinata, vi sono buone possibilità di scorgere le marmotte. All’alba si sale poi sul sentiero ghiaioso verso la Rudnig Alm dove puntuale ai primi raggi variopinti dell’alba viene servita una tradizionale colazione in malga con abbondanti prelibatezze fatte in casa, fra cui oltre al noto formaggio Gailtaler Almkäse, burro fresco d’alpeggio, il formaggio ricottoso “Schotten”, la ricotta e del formaggio fresco di propria produzione. La Rudnig Alm si trova sotto il Roßkofel e la Troghöhe. Il Roßkofel è raggiungibile dal rifugio in tre ore e mezza di salita, mentre un’escursione di tre quarti d’ora porta alla Rudnigsattel. Per escursionisti e arrampicatori, la malga è il punto di partenza ideale per i tour in alta quota ed offre anche possibilità di pernottamento. Coloro che invece non desiderano più spingersi oltre, possono andare alla scoperta dell’ampia malga tutt’attorno e godersi la vista panoramica su Nassfeld, Madritschen ed un bacino di raccolta. E chissà che nelle vicinanze non spunti un’altra marmotta curiosa?
“Segui sempre il formaggio” è l’indicazione lungo il “giro del formaggio” nel Comune di Kirchbach. In una comoda tappa transfrontaliera di un giorno, il giro porta di malga in malga in Carinzia e in Italia. Cartelli illustrati e baite soleggiate lungo l’itinerario invitano ad una piacevole sosta. Uno dei rifugi è la Kleinkordin Alm, raggiungibile su una strada sterrata ben tenuta. Il punto di partenza è la Straniger Alm che dista 3 km dalla Kleinkordin Alm, ubicata con le sue baite a quota 1.623m, sotto il Hochwipfel. Nella malga incontaminata gli ospiti troveranno il noto formaggio d’origine protetta Gailtaler Almkäse e tante altre specialità di formaggi: il formaggio ricottoso Gailtaler Almschotten, burro di malga, yogurt cremoso, un gustoso formaggio da taglio, tutti prodotti con il latte delle mucche al pascolo che trascorrono le loro estati quassù. Dopo una deliziosa merenda in malga a base di specialità della propria azienda agricola e del caseificio, vi è la possibilità di risalire il vicino monte Hochwipfel e lo Schulterkofel, con viste mozzafiato sui monti circostanti. La malga si trova direttamente lungo l’Alta Via Carnica.
La cima appuntita del Monte Lodin sul confine italiano colpisce già da lontano. Non solo il monte, ma anche la croce arcuata in legno che svetta sulla sua cima e la vista spettacolare sulle Alpi Carniche emanano un fascino sovrannaturale. Coloro che risalgono il Monte Lodin a piedi o si aggirano in mountain bike nell’area di quello che fu il fronte della Prima Guerra Mondiale, si imbattono sotto l’Alta Via Carnica nella rustica Achornacher Alm che offre deliziose merende preparate con cura. Sul tagliere sono serviti prodotti d’alpeggio fatti in loco, come ad esempio il formaggio d’origine protetta “Gailtaler Almkäse”, burro fresco e un delicato formaggio molle, nonché il cosiddetto “Schotten”, formaggio ricottoso ottenuto da latticello senza pressatura. I buongustai di formaggi che fanno sosta alla Achornacher Hütte ne rimangono sbalorditi. In occasione di premiazioni internazionali di formaggi d’alpeggio, quello della Achornacher Alm è fiero di essere salito sul podio più di una volta. Sottoposto all’occhio severo della giuria, il Gailtaler Almkäse ha convinto i critici gourmet sotto tutti gli aspetti: esteriore, interiore, odore e sapore. Vale dunque la pena ritagliarsi un po’ più di tempo per la sosta nel rifugio e gustarsi in tutta tranquillità le prelibatezze culinarie, godendosi l’incantevole vista sui monti circostanti.
Cielo blu intenso, pascoli verdeggianti, lontana dal resto del mondo, e comunque vicina: la malga Dellacher Alm è un’affascinante area di rifugio per tutti coloro che desiderano staccare dalla quotidianità e fare il pieno di energia fra le montagne, offline, perché non c’è campo per cellulari, radio o televisori. Soltanto Madre Natura provvede all’intrattenimento. Tuttavia, non c’è modo di annoiarsi. I bambini si svagano all’aperto senza pensieri, mentre gli adulti scambiano qualche chiacchiera davanti alla fontana o si accomodano sulla panchina al sole davanti al rifugio. Anche i cani sono i benvenuti in malga. E coloro che desiderano soffermarsi più a lungo possono affittare una delle 25 baite. Nel complesso la Dellacher Alm conta 36 baite realizzate come un tempo ancora in legno e pietra. Talune hanno persino un tetto tradizionale in scandole lignee, come la locanda della famiglia Pipp che vizia i propri ospiti con specialità regionali, fra cui naturalmente il formaggio saporito Gailtaler Käse e il burro d’alpeggio. In ogni caso, nessuno lascerà questo paradiso a stomaco vuoto. La Dellacher Alm è facilmente raggiungibile dalla Egger Alm, seguendo la strada che passa dal romantico laghetto della malga. Dopo buoni 3,5 chilometri si arriva direttamente in malga. Da qui è possibile intraprendere escursioni meravigliose, ad esempio per raggiungere la cima Poludnig e il rifugio Poludnig-Alm.
Risalendo il pendio a qualche passo dalla Egger Alm, ci si può distendere sul prato fra i vivaci colori di erbe aromatiche e godersi la magnifica vista, con lo sguardo che si sofferma dapprima sulle 47 baite e sulla cappella dei reduci del villaggio della malga, indugiando poi fra i boschi, prima di spostarsi verso il lago Pressegger See sull’altro versante della valle, per ammirare il lato più incantevole delle Alpi della Gail. Tuttavia, non è soltanto il panorama unico nel suo genere a rendere così speciale l’alta valle con il piccolo laghetto. Il prato ondulato abbonda di vegetazione rigogliosa. Le mucche si cercano il posticino migliore dove brucare. È tutto ciò a garantire la buona riuscita di gustosi prodotti d’alpeggio, in primis il formaggio d’origine protetta Gailtaler Almkäse. La produzione di formaggi vanta una lunga tradizione su questa malga. Esattamente come cent’anni fa, il formaggio viene ancora prodotto con tanto amore e dedizione. Per i più curiosi, è possibile anche dare un’occhiata al caseificio. Non è necessario invece prenotare una sosta al rifugio dove si servono le pluripremiate specialità di formaggi al tagliere per merenda ma anche piatti caldi, come la zuppa di formaggio speziata o i canederli pressati al formaggio. Il menù comprende anche burro fresco d’alpeggio, lo Schotten (formaggio ricottoso), yogurt e ricotta. I bambini adorano il parco giochi e si avventurano alla scoperta dei dintorni. A fine luglio e inizio agosto si festeggia inoltre l’annuale taglio del formaggio con una sagra allestita in malga!
A tratti si attraversa il bosco ombreggiato, interrotto da pascoli soleggiati e variopinti, passando per le aspri rocce della “Parete bianca”. Il percorso per raggiungere la Gajacher Alm è variegato ed emozionante, seppur impegnativo, almeno per chi opta per la variante più ripida che passa attraverso la parete rocciosa. Ciclisti ed escursionisti del tempo libero scelgono invece l’itinerario più facile attorno alla roccia. Per gli amanti della natura, entrambe le varianti hanno in serbo grandi sorprese: lungo il tragitto si alternano non di rado viste magnifiche sul lago Weissensee, ad esempio direttamente presso la “Parete bianca”. Alcuni residenti attribuiscono a questo luogo un’energia particolare che essi non mancano di venire ad attingere regolarmente. Inoltre, dall’alto, si può portare magnificamente lontano lo sguardo sull’altro versante del crinale fino alla valle della Drava. L’escursione alla Gajacher Alm è ideale anche per le famiglie. Il rifugio accoglie grandi e piccini con succhi e specialità fatte in casa. Riscendendo a valle, gli escursionisti passano per il maso Erlebnishof Tschabitscher, una tappa fantastica per tutti coloro che amano le vacanze al maso e il buon cibo o che desiderano concludere piacevolmente l’escursione.
Due cime, una montagna: il Gartnerkofel nel cuore delle Alpi Carniche ha una cima a nord e una a sud, un doppio motivo dunque per fare il pieno d’aria frizzantina in alta quota. Ai piedi del Gartnerkofel, dalla Garnitzen Alm, escursionisti e ciclisti godono inoltre della vista più spettacolare sull’imponente panorama montano. Il rifugio di Ardit è annoverato fra i più grandi e i più moderni della regione, pur mantenendo il suo carattere rustico. Gli appassionati del sole possono accomodarsi sulle sdraio della terrazza e soddisfare la loro voglia di sole. Il piatto preferito dagli ospiti è l’hamburger della casa. Il pane viene sfornato appositamente per questo hamburger dal panificio Kandolf di Hermagor, mentre il formaggio proviene dalle malghe circostanti. I piatti del rifugio sono a base di prodotti freschi e regionali: dal Kaiserschmarrn ai tipici ravioli Kärntner Nudeln, tutto è fatto rigorosamente a mano. Gli amanti della carne adorano la spadellata di manzo carinziano alla Stroganoff. I buongustai apprezzano la ricotta fresca e lo yogurt. Dopo il pasto, non c’è di meglio che un’escursione alle malghe vicine, raggiungibili in poco tempo, come la Ofen Alm, Watschiger Alm o l’Auernig Alm. Gli appassionati di montagna possono risalire la Garnitzenklamm, Nassfeld/Pramollo, il Gartnerkofel o procedere verso l’Italia. Le incredibili vette delle Alpi Carniche si distendono come tappeti infiniti di roccia, alimentando la memoria della macchina fotografica di scatti indimenticabili.
La Großfrondellalm è una piccola malga consortile isolata appartenente alla Nachbarschaft Grafendorf, sopra al villaggio alpino di Mauthen, nei pressi del confine italiano. La produzione del pregiato formaggio d’alpeggio Gailtaler Almkäse, del formaggio ricottoso “Schotten” e del burro vanta una lunga tradizione. A tale scopo d’estate si tengono qui le mucche che pascolano sui ripidi pendii insieme ad alcune capre. L’area a forma di conca ospita una lingua di neve che in genere permane sino alla fine dell’estate. Großfrondell è nota anche ai cacciatori che vi trovano una buona popolazione di camosci, fagiani di monte e cervi. Il rifugio dà il benvenuto ad ogni tipo di escursionista e propone una tradizionale merenda a base di formaggio, speck e salsicce della casa. Sin dalla Prima Guerra Mondiale, questa baita in pietra soleva rifocillare i soldati al fronte. Il sentiero fu realizzato nel 1915 in soli 13 giorni tracciando 103 serpentine. Oggi gli escursionisti possono risalire lo storico sentiero a zig-zag fino alla Köderhöhe sulla cui vetta è stata piantata di recente una croce. Vi è inoltre la possibilità di osservare i malgari al lavoro. La malga è nota anche come “Grafendorfer Alm” poiché i soci del consorzio agrario provengono dal paese di Grafendorf.
Una buona colazione attende i ciclisti e gli escursionisti più mattutini, perlomeno alla Kohlröslhütte, sopra la valle Gitschtal. Vale dunque la pena alzarsi presto e puntare in alto in compagnia del primo sole. È il momento in cui il panorama e l’atmosfera luminosa sono particolarmente affascinanti. Tuttavia, anche più tardi vale la pena raggiungere la malga. A mezzogiorno, sulla terrazza panoramica soleggiata vengono servite specialità regionali, nel pomeriggio caffè e dolci oppure una tipica merenda al tagliere. La sera il menù si fa più sostanzioso, ad esempio con il “Frigga”, tradizionale piatto carinziano con il formaggio Gailtaler Almkäse. Chi poi non ce la fa più a ridiscendere a valle, può pernottare nel rifugio e godersi nuovamente l’alba facendo vagare lo sguardo sull’intera vallata: un’esperienza straordinaria sublimata soltanto dalla magnifica vista sulla vetta del monte Golz, il quale, facilmente raggiungibile dalla Kohlröslhütte, offre agli alpinisti un panorama a 360° sulle valli vicine. La Kohlröslhütte fu costruita già negli anni ‘40 del secolo scorso, grazie alle fatiche dei muli utilizzati per il trasporto del materiale edile. Oggi il rifugio irradia nuovo splendore a seguito di una ristrutturazione generale. Le giovani generazioni mantengono le antiche usanze, come ad esempio la tradizionale sagra in malga o le festose serate con i folcloristici danzatori “Schuhplattler”. Sin dal 1948 i “Kohlrösl-Buam” si sono dedicati al noto ballo, trasmettendo ai figli la passione per i 15 brani dell’allegro repertorio.
Dalla cima del Poludnig gli appassionati della montagna godono di una vista spettacolare sui protagonisti del territorio: il maestoso Großglockner, gli imponenti Alti Tauri e le aspre rocce delle Alpi Carniche e Giulie. Alquanto sorprendente, poiché il Poludnig non raggiunge nemmeno i duemila metri, gli manca giusto un metro di altezza sul livello del mare. Ma non importa. Il monte offre comunque fantastiche opportunità per attività outdoor con romantiche malghe per una piacevole sosta. Dopo l’ascesa, gli escursionisti amano fotografarsi accanto alla croce con un piede in Austria e l’altro in Italia. Difatti, il confine di Stato passa proprio sulla vetta. La vista è maestosa e peraltro relativamente facile da raggiungere. Lo sguardo a valle offre prospettive davvero uniche. In un’ora e mezza, un giro ricco di attrattive parte dalla Poludnig Alm e porta direttamente alla vetta nei pressi della conca sul versante settentrionale del monte. Coloro che preferiscono rimanere in piano, possono soffermarsi in malga e passeggiare verso i rifugi Egger o Dellacher Alm. Prima però vale la pena pianificare una merenda al punto di ristoro, una delle dieci baite che costituiscono insieme alla stalla comune il fiore all’occhiello della malga Poludnig. La malgara serve deliziosi prodotti regionali, fra cui naturalmente il Gailtaler Almkäse, l’emblema dei formaggi locali, ingrediente irrinunciabile della tradizionale merenda carinziana.
La Rattendorfer Alm è un piccolo gioiello incastonato nelle Alpi Carniche, citata già nel 1403 per la prima volta nelle fonti scritte, con il nome di Schellekalm. All’epoca furono registrati con esattezza i capi di bestiame: nei periodi di maggior attività si contavano sui pascoli quasi 600 mucche e capre. D’estate undici caseifici e 16 pastori svolgevano il loro lavoro in malga. Oggi i ritmi si sono rallentati. Immutata da secoli è però la produzione tradizionale del formaggio Gailtaler Almkäse e di altre specialità della malga, come il formaggio ricottoso “Schotten”, il burro, lo yogurt e il formaggio da taglio. Come allora, i visitatori della Rattendorfer Alm possono assaggiare un’ampia varietà di prelibatezze. La Rattendorfer Alm è ideale come meta d’escursione per tutta la famiglia. Lungo l’”anello del formaggio” si può raggiungere comodamente l’Italia oppure intraprendere un’escursione con i bambini fino al monte locale Zottachkopf. Lungo il percorso dei soldati, gli appassionati della natura possono scoprire le antiche postazioni della Prima Guerra Mondiale e passeggiare fino alla cappella commemorativa. Gli arrampicatori possono cimentarsi sulla Creta di Aip, mentre i ciclisti possono scegliere svariati percorsi sulla malga. A piedi, in bici o in arrampicata, le attività sulla Rattendorfer Alm sono sempre accompagnate da una magnifica vista a valle e sulle cime circostanti. Vi sono inoltre possibilità di pernottamento, sagre tradizionali in malga e la festa folcloristica della transumanza. La malga è raggiungibile percorrendo una strada sterrata ben tenuta.
Sulla strada di ghiaia si sente il calpestio degli scarponcini. Per il resto, regna una piacevole pace lungo il percorso fino alla Reisacher Joch Alm. Di frequente occorre fare una sosta, tuttavia non per prendere fiato, ma per far correre lo sguardo in tutta tranquillità sul magnifico panorama alpino. Qui, nel cuore delle Alpi della Gail, si schiudono fantastici scorci sulle Alpi Carniche e su tutta la valle della Gail, soprattutto nel tratto finale del percorso, dove la vista è davvero mozzafiato. Da lontano si scorge la rustica baita in legno sulla Reisach Joch Alm, dietro la quale s’erge maestoso il massiccio del Reißkofel. Anche solo per questo motivo la malga è un’apprezzata meta per gli escursionisti a piedi e in bici. Gli sportivi possono rifocillarsi nel rifugio e proseguire poi verso il Reißkofel. Il rifugio rappresenta per gli appassionati di mountainbike il punto più elevato del giro. I bambini hanno a disposizione un piccolo zoo che ospita animali da accarezzare. La Reisacher Joch Alm ospita d’estate, oltre ai contadini della malga, numerose mucche, pecore e cavalli. Tutto il latte viene trasformato direttamente in malga per ottenere il noto formaggio Gailtaler Almkäse, oltre che il formaggio ricottoso “Schotten”, il burro d’alpeggio, il latticello e la ricotta. A merenda vengono serviti speck e salsicce di propria produzione: a garanzia di una gustosa sosta al sole. Ad agosto si festeggia la tradizionale sagra in malga con una piccola funzione religiosa.
Il desiderio è quello di staccare la spina di tanto in tanto, inspirare a fondo e vivere il qui ed ora. Quassù alla Straniger Alm, nella natura mozzafiato al confine con l’Italia, funziona sempre! La Straniger Alm è raggiungibile percorrendo una strada sterrata ben tenuta. Per gli escursionisti di lunga percorrenza, la malga sul crinale meridionale della Valle della Gail rappresenta una tappa intermedia dalla posizione strategica ed una delle principali possibilità di pernottamento sull’Alta Via Carnica e sulla Via Alpina tra il Passo di Monte Croce Carnico e il Passo di Pramollo. Gli appassionati di mountainbike possono arrivare subito in Italia, gli escursionisti dilettanti possono seguire l’”anello del formaggio” o fare tappa alla vicina Kordin Alm e raggiungere le cime Waidegger Höhe, Schulterkofel o Hochwipfel. Nel piccolo spaccio di prodotti contadini è possibile acquistare specialità d’alpeggio per rifocillarsi lungo il sentiero oppure da portare a casa. La malga è gestita da un consorzio agrario dei villaggi limitrofi. Da tempo alla Straniger Alm si mantengono le tradizioni artigianali casearie. Ad esempio, si produce e si conserva il noto formaggio Gailtaler Almkäse secondo un’antica ricetta originale. Il formaggio stagiona con crosta naturale e deve il suo gusto speziato ad una piccola percentuale di latte di capra. Nell’ambito di corsi e workshop si possono apprendere antiche conoscenze sulla produzione casearia locale. Ad intervalli regolari si organizzano inoltre giri delle malghe con degustazione. Si cucina con amore, creatività ed alimenti provenienti dall’azienda agricola in loco. I visitatori si sentiranno come a casa e non vedranno l’ora di fare nuovamente tappa in questa malga accogliente.
Attività e divertimento, pace e natura, piaceri culinari e conoscenze: alla Treßdorfer Alm tutto ciò si fonde in un’esperienza armoniosa per tutta la famiglia. Difatti, la malga presenta anche una tipica locanda con stube accoglienti, camere confortevoli ed un proprio caseificio dimostrativo. Nelle immediate vicinanze a Nassfeld/Pramollo si snodano numerosi percorsi circolari, passeggiate con scorci meravigliosi, ferrate, parco giochi per i bambini e altre opportunità di svago. In nessun caso ci si potrà annoiare in gita alla Treßdorfer Alm. È facilmente raggiungibile anche per i più piccoli lungo un sentiero di 25 minuti a piedi che da Nassfeld porta direttamente alla malga. Tuttavia, è possibile raggiungerla anche in auto e da lì intraprendere delle escursioni sui monti vicini. Inoltre, è uno spettacolo unico nel suo genere agli inizi dell’estate, da metà giugno, quando sboccia la Wulfenia, la rara “stella floreale” della Carinzia. A fine luglio si taglia il noto formaggio Gailtaler Almkäse, mentre all’inizio di agosto si festeggia la tradizionale sagra in malga. Il caseificio dimostrativo è aperto tutti i giorni durante la stagione estiva. Una visita guidata consente di dare un’occhiata da vicino al lavoro del malgaro. Successivamente, chi lo desidera può acquistare prodotti contadini e assaggiare nella locanda le prelibatezze fatte in casa a base di prodotti lattiero-caseari. Ai più affamati si consiglia una merenda con il Gailtaler Almkäse o un tipico piatto della cucina carinziana, preparato con prodotti freschi regionali.
Ai piedi dell’imponente Zweikofel nell’area di Nassfeld, in posizione idilliaca sopra la valle della Gail nei pressi di un bacino di raccolta, si estende la Tröpolacher Alm con proprio caseificio e punto di ristoro. Nei mesi estivi pascolano felici sui rigogliosi prati della malga oltre 50 vacche da latte e 90 capi di bestiame. Secondo antiche tradizioni il caseificio della malga trasforma il latte nel noto formaggio Gailtaler Almkäse, in burro d’alpeggio, formaggio ricottoso “Schotten” e yogurt. Coloro che fanno tappa al punto di ristoro a gestione familiare può assaggiare naturalmente le specialità del caseificio, oltre a piatti caldi, come ad esempio il tradizionale Frigga, speck e uova o la zuppa di gulasch. Previo appuntamento è inoltre possibile visitare il caseificio e la stalla. La Tröpolacher Alm è il punto di partenza ideale per intraprendere svariate escursioni nelle Alpi Carniche. Nelle immediate vicinanze della malga vanno per la maggiore le escursioni al Roßkofel o alla Creta di Aip. Tuttavia, non vi sono soltanto itinerari lunghi o difficili. Dalla malga si può godere di una vista meravigliosa sulla valle della Gail ed inspirare l’aria frizzantina dei monti dalla terrazza. Perché non godersela anche di primo mattino o la sera tardi? Quassù si può anche pernottare e farsi svegliare il giorno dopo dai campanacci delle mucche. La Tröpolacher Alm è raggiungibile percorrendo un’ampia strada sterrata.
È davvero incredibile che milioni di anni fa le massicce pareti rocciose delle Alpi Carniche fossero coperte dal mare del Devoniano. Nel corso del tempo si sono innalzati banchi di coralli che formano oggi le cime mozzafiato di queste alpi. Incastonata in posizione idilliaca tra le ripide pareti calcaree del Kellerwandmassiv e del Gamskofel si trova la Valentinalm. Grande è lo stupore riverente di chi si sente attratto da questa malga e dalla maestosità dei monti circostanti. La Valentinalm è facilmente raggiungibile dalla Plöckenstraße e rappresenta un punto ideale di partenza per diverse escursioni. Una delle escursioni più classiche nonché la più bella porta in circa tre ore al Lago Volaia, con o senza ascesa alla vetta del Rauchkofel. Gli escursionisti più allenati e sicuri possono osare anche la ferrata sulla Hohe Warte, che con i suoi 2.780 metri è il monte più alto delle Alpi Carniche.Per le famiglie con bambini si consiglia la facile risalita alla Obere Valentinalm, dove con un po’ di fortuna si possono osservare anche le marmotte. Sulla via del ritorno i piccoli esploratori potranno ricercare qua e là qualche fossile. Molte rocce celano difatti delle conchiglie. Al termine dell’escursione ci si può rifocillare tutti alla Untere Valentinalm. Di certo, i prodotti freschi del giorno avranno un sapore ancor più gustoso con la vista sui monti circostanti! Chi lo desidera può anche pernottare in malga.
ACCESSO: da Erto si segue la statale in direzione di Longarone. Dopo il bivio con Casso, a sinistra, parte una strada asfaltata che porta alla frazione di Pineda attraverso la Frana del Monte Toc. Poco prima di Pineda si prende a sinistra la strada forestale (evidenti cartelli di segnalazione della Casera - sentiero CAI 905) che dopo alcuni tratti ripidi, si trasforma in una comoda mulattiera. Attraversato un bosco di faggi e due brevi tratti franosi, si arriva al ponticello sul torrente Mesaz che conduce direttamente alla casera, situata in uno splendido anfiteatro dell’Alta Valle, dominato dalle maestose vette del Monte Toc, della Croda Bianca, del Cimon di Valbona, delle Cime di Pino e del Col Nudo.
La Zollnersee Hütte dell’Alpenverein si trova nel cuore di splendidi pascoli distesi tra il Passo di Monte Croce Carnico e Nassfeld, direttamente sul confine italiano. È una tappa fissa per gli escursionisti di lunga percorrenza sull’Alta Via Carnica e per i visitatori in giornata provenienti dalla regione. Difatti, l’area del Zollnersee è consigliabile a piedi, mountainbike o in auto, anche per le famiglie con bambini. Il nome deriva dal vicino lago raggiungibile direttamente dal rifugio, attraverso dolci paludi. Nel 2015 la regione con tutti i suoi geotrail è stata riconosciuta come geoparco mondiale dell’UNESCO. Il Zollner è la meta ideale per un viaggio nel tempo del Paleozoico, senza dover sfogliare tra libri polverosi di geografia. Nel 2018 la Zollnersee Hütte stessa è stata insignita di un ulteriore riconoscimento: è la prima baita Slow Food Travel dell’intera dorsale principale delle Alpi. Vi vengono serviti gustosi prodotti regionali dei contadini e produttori locali! I residenti consigliano l’escursione di un giorno attraverso il Zöllnertörl fino al Rifugio Fabiani. Dai monti di casa, Kleiner Trieb (Punta Medatte), Hoher Trieb (Cuestalta) e Findenig, si gode inoltre di una vista particolare sul paesaggio montano delle Alpi Carniche. Chi desidera pernottare alla Zollnersee Hütte può optare per il bivacco o una delle due camere doppie. Dopo una deliziosa colazione in malga, si può fare tappa alla Rosser Hütte che produce il noto formaggio Gailtaler Almkäse ed altri prodotti lattiero-caseari durante tutta l’estate. Altra tappa fissa è la Friedenskapelle (cappella della pace), gioiello architettonico eretto in memoria dei combattimenti della Prima Guerra Mondiale, meravigliosamente incastonato nel paesaggio.
Le Alpi Carniche hanno in serbo molteplici sorprese per gli esploratori più attivi. Una è indubbiamente il Lago Volaia (Wolayersee) sul fronte carinziano del crinale principale delle Alpi Carniche nei pressi del Passo di Monte Croce Carnico. Nelle giornate di sole le acque scintillano di color turchese mentre le cime della Hohe Warte, Seewarte o Seekopf si specchiano sulle calmi acque. Si tratta di una particolarità geologica, in quanto il lago non è alimentato da nessuna sorgente. Nella dolina, formatasi già nell’Era Glaciale, si accumulano le piogge e le acque del disgelo che dovrebbero disperdersi fra le rocce, ma non lo fanno, con grande gioia dell’uomo. La vista sull’idilliaco lago montano è incantevole. Per ore gli amanti della natura potrebbero sedere sulla terrazza della Wolayerseehütte, ammirare il lago e assaggiare la gustosa merenda a base di prelibatezze regionali. Tuttavia, l’apprezzata meta escursionistica ha molto altro da offrire. Il rifugio vanta alcune stanze e camerate e rappresenta un punto base importante per gli escursionisti di lunga percorrenza dell’Alta Via Carnica e per gli alpinisti appassionati. Ben due ferrate conducono da qui alla Hohe Warte. Inoltre, gli escursionisti dilettanti potranno apprendere informazioni importanti sulla nascita di questo incantevole paradiso montano percorrendo senza difficoltà il geotrail. La Wolayerseehütte è raggiungibile a piedi in due ore e mezza dalla Hubertuskapelle nella valle Wolayertal oppure in tre ore partendo dalla Untere Valentinalm sul Passo di Monte Croce Carnico.
Ai piedi del Gartnerkofel si trova la pittoresca Watschiger Alm, abbracciata dalle imponenti vette delle Alpi Carniche. Vale la pena risalirvi, soprattutto nel periodo da inizio giugno a metà luglio. È questo il periodo in cui fiorisce la Wulfenia, la “stella floreale” della Carinzia, direttamente vicino alla baita, che trasforma i prati in un vivace mare colorato d’alta quota. Ogni anno vi giungono appassionati di botanica da tutto il mondo per ammirare e fotografare questa pianta unica nel suo genere che cresce soltanto a Nassfeld/ Pramollo ed è dunque sotto protezione. È assolutamente vietato coglierla! Essa deve il suo nome grazioso a Franz Freiherr von Wulfen che oltre 200 anni fa scoprì questo fiore blu, mai visto né descritto prima da nessun botanico. Coloro che desiderano fare un po’ di movimento prima di accomodarsi al sole sulla terrazza della baita, possono intraprendere un’escursione al Gartnerkofel. Meno tempo ci si impiega invece per fare una visita alla Garnitzenalm nelle vicinanze. Su entrambi i sentieri gli appassionati di montagna potranno godere di un panorama da sogno e al termine dell’escursione rifocillarsi con una merenda tradizionale a base del noto formaggio Gailtaler Almkäse, del formaggio ricottoso “Schotten”, burro d’alpeggio e formaggio da taglio. La Watschiger Alm è comodamente raggiungibile in auto su una strada asfaltata.
La Waidegger Alm è un paradiso verdeggiante sulla valle della Gail, raggiungibile dalla Straniger Alm su una strada sterrata ben tenuta. In mezz’ora dalla Waidegger Alm le famiglie e gli escursionisti dilettanti possono raggiungere a piedi la Waidegger Höhe dove sono presenti diversi fossili. Un’altra escursione di un’ora porta al lago Zollner See, lungo un sentiero perlopiù soleggiato e circondato da scorci da sogno sulla valle della Gail. Non a caso, il tour è rinomato fra quelli più incantevoli dell’area. Con le sue paludi, le sue zone umide e le dolci colline, il Zollner See è un grazioso paradiso naturale incastonato fra le aspre rocce delle Alpi Carniche. La sponda del lago è punteggiata di rododendro in fiore, e nelle giornate particolarmente limpide si specchiano nelle acque scure le cime circostanti. Gli escursionisti di lunga percorrenza possono raggiungere da qui direttamente l’Alta Via Carnica. Agli appassionati della montagna si consiglia inoltre un’escursione sulle tracce della Prima Guerra Mondiale sul Findenigkofel. Di ritorno alla Waidegger Alm gli amanti della natura saranno accolti con calore e potranno assaggiare le specialità del caseificio della malga. Il noto formaggio Gailtaler Almkäse, il formaggio ricottoso “Schotten” e il burro d’alpeggio vengono serviti abbinati ad altri prodotti della propria azienda agricola. Alla malga regnano sempre il buon umore, l’allegria e grandi risate, il tutto abbinato ad un buon pasto che renderà più facile e spensierata la via del ritorno.
Con l’amore per la natura e l’alpicoltura nel sangue, la famiglia Warmuth gestisce da 300 anni, ora con la nona generazione, la fattoria Bischof nell’alta valle della Gailtal. Per tradizione gli animali della fattoria trascorrono l’estate sempre nella loro malga che si divide in Untere e Obere Bischofsalm (superiore e inferiore). Entrambe vantano una posizione idilliaca nelle Alpi, per cui vale la pena risalirvi a piedi o in bici. Una strada forestale a valle conduce alla malga inferiore, raggiungibile anche dalla Zollneralm a piedi o in mountainbike. Si giunge al caseificio della Untere Bischofalm anche passando per l’Alta Via Carnica dall’area del Passo di Monte Croce Carnico oppure dalla malga Pramosio sul fronte italiano. La Bischofalm è l’unica malga privata delle malghe casearie della valle della Gail. A dispetto dell’enorme mole di lavoro, la famiglia è impegnata a mantenere la tradizione centenaria dell’arte casearia e a passarla alla generazione futura. Il latte viene trasformato in loco nel noto formaggio Gailtaler Almkäse, in burro d’alpeggio e nel tradizionale formaggio ricottoso affumicato “Almschotten”. Il formaggio d’alpeggio ha un gusto pieno e speziato. L’Almschotten trova largo impiego in cucina: accompagna la merenda e l’insalata, è servito nella versione impanata come piatto principale o come ripieno di ravioli. Nella versione non affumicata viene utilizzato anche come dessert. Per assaggiare il caratteristico sapore, vale la pena fare una tappa direttamente alla Bischof Alm.
ACCESSO: da Cimolais (651 m) si risale la Val Cimoliana con la carrozzabile (attenzione alle condizioni in caso di forti piogge) costeggiando il torrente Cimoliana. Dopo 13 km si raggiunge il Pian Meluzzo; al bivio per la Val Meluzzo, proseguire sulla carrozzabile a sinistra sino a giungere ad una zona di parcheggi da dove parte il sentiero che in pochi minuti (10) porta al rifugio situato tra la Val Montanaia e la Val Meluzzo, alle pendici di Cima Meluzzo. Servizi Trasporto bagagli, escursioni guidate su prenotazione. Servizio ristorante con cucina tipica e prodotti KM 0.
ACCESSO: per chi arriva dal Veneto: dall’Autostrada A27 prendere l’uscita Pian di Vedoia, seguire per Longarone - Erto. Nell’unica rotonda ad Erto prendere per la Val Zemola e proseguire per 3,5 km. Per chi arriva dal Friuli Venezia Giulia: dall’Autostrada A28 prendere l’uscita per Pordenone e seguire per Maniago - Montereale Valcellina fino a Erto. Nell’unica rotonda ad Erto prendere per la Val Zemola e proseguire per 3,5 km.
ACCESSO: il rifugio è raggiungibile a piedi da Erto attraverso il sentiero CAI 381 lasciando la macchina al parcheggio “Stei de Mela” e proseguendo a piedi. Una variante è rappresentata dal sentiero del cavatore, opportunamente segnalato. Da Casso si può arrivare attraverso il “Troi dal Sciarbon” fino al congiungimento col sentiero CAI 381. In Mountain Bike a Erto si sale verso la Val Zemola in una decina di chilometri. Servizi Escursioni didattiche e possibilità di visite guidate al museo all’aperto della vecchia Cava di marmo m.1500. Previa richiesta, per le persone con ridotte capacità motorie è disponibile un servizio navetta a pagamento da Casera Mela.
ACCESSO. da Erto (778 m) si sale per la strada della Val Zemola, aperta al traffico veicolare fino alla Casera di Mela. Poco prima della Casera si dirama una strada forestale, la si segue fino ad un secondo bivio. Si prosegue sulla destra fino a raggiungere il Pian di Mandriz (1203 m) dove la carrareccia finisce ed inizia il sentiero (segnavia CAI 374). Attraversato il torrente Gè di Pezzei, si inizia a salire per il bosco ed in 1.30 ore si raggiunge il rifugio. Da qui 20 minuti al Maniago.
ACCESSO. dall’autostrada A28 prendere l’uscita per Pordenone e proseguire in direzione Maniago e Montereale Valcellina. Da qui, continuare verso Claut, svoltando a sinistra prima di entrare in paese e seguendo sino al termine la rotabile della Val Settimana.
ACCESSO: dal centro di Forni di Sopra (borgata Vico) si scende al ponte sul fiume Tagliamento da dove, nei pressi del centro sportivo (881 m, parcheggio, tabella segnaletica), parte la strada segnavia CAI 362 chiusa al traffico che costeggia gli impianti da sci e raggiunge in 20 minuti la località Palas. Qui arriva anche il sentiero diretto che si prende dalla frazione di Andrazza parcheggiando a valle della borgata nei pressi del ponte sul fiume Tagliamento (837 m). Da qui la mulattiera risale dolcemente il bosco fino ad un terreno aperto e ghiaioso che, senza difficoltà, porta al rifugio in 1.45 ore.
ACCESSO: raggiungibile dal centro di Forni di Sopra seguendo la strada statale 52 del passo della Mauria per 3 km fino alla località di Chiandarens (962 m). Da qui si stacca a sinistra una stradina asfaltata percorribile in auto fino al ponte sul Torrente Giaf. Parcheggiata l’autovettura si può proseguire a piedi lungo la strada forestale, oppure prendere il sentiero CAI 346 a quota 1107 m; in entrambi i casi calcolare 1 ora circa. Il Rifugio sorge su di un ripiano boscoso alla base del Coston di Giaf nell’omonima valle. L’ambiente circostante è tipicamente dolomitico con cime frastagliate ed arditi torrioni dalle pareti nude e lisce che contrastano con il verde dei boschi situati sui più dolci versanti alla loro base.
ACCESSO: situato in una bellissima posizione sul Passo Pura, tra i Monti Nauleni e Tinisuta, il rifugio è raggiungibile dalla frazione La Maina di Sauris, seguendo la strada sulla Diga del Lumiei che dopo diversi tornanti conduce al Passo e quindi al rifugio. Oppure da Ampezzo (statale carnica 52), al km 35,9 presso l’Osteria del Pura, svoltare a destra per Passo Pura.
ACCESSO: A piedi, da Tualis seguendo sentiero CAI 151 (ore 3.30-4), da Givigliana sentiero CAI 151 (ore 3.30), da Collina sentieri CAI 150 e 174 (ore 3.30-4) e da Ravascletto CAI 153 (ore 4). In auto, moto o bici: da Comeglians in direzione Tualis seguendo la “Panoramica delle Vette”, oppure da Ravascletto fino a Casera Valsecca su strada asfaltata, per proseguire su strada sterrata verso Casera Tarondon, Tarondut e Crostis.
ACCESSO: il rifugio è situato sul Passo Volaia, poco distante dall’omonimo laghetto alpino, fra le svettanti pareti del Coglians e del Capolago. Dal Rifugio Tolazzi (3 km dopo la frazione di Collina) per sentiero CAI 144 (ore 2). Dal Rifugio Marinelli per sentiero attrezzato Spinotti n. 145 (ore 2) con idonea attrezzatura. Corsi di arrampicata, corsi di fotografia, corsi di yoga, corsi di avvicinamento all’alpinismo, centri estivi per ragazzi, Paleotrek Volaia.
ACCESSO. da Moggio si segue la strada lungo la Val Aupa per 8,5 km, sino nei pressi dell’Osteria di Bevorchians, deviando poi sulla sinistra per una stradina asfaltata fino alla località “Case Nanghets” (m 714). Da qui si segue il sentiero CAI 437 e in 1.30 ore di cammino e con circa 500 m di dislivello si giunge al rifugio. Il Rifugio è situato ai piedi delle poderose e verticali pareti settentrionali della Cima di Gjai e della Creta Grauzaria. Possibilità di trasporto bagagli con teleferica, escursioni con la guida naturalistica Kaspar Nickles, arrampicate con guide alpine sulle pareti della Sfinge, della Cima dai Gjai, della Torre Nuviernulis.
ACCESSO: dalla Val Pesarina: lasciare l’auto presso il Bar Centro Fondo (m. 1236) e seguire il sentiero CAI 201 (2 ore). Dalla SS di Forcella Lavardet: dopo Pian di Casa (m 1423) seguire la strada forestale fino a Malga Mimoias e da qui per i sentieri CAI 203 e 201 (2 ore). Da Sappada: sentiero CAI 316 partendo da Granvilla attraverso il Passo Siera (EE - 3.30 ore). Trasporto bagagli e teleferica.
ACCESSO: da Sostasio (frazione di Prato Carnico): seguire la rotabile, dapprima asfaltata poi parzialmente sterrata, che porta alla frazione di Luch e dopo circa 4 km al rifugio. Da Prato Carnico: raggiungere con un automezzo la frazione di Còi e poi nei pressi dell’acquedotto, a monte dell’abitato, seguire il sentiero CAI 226 che porta attraverso un ripido bosco nei pressi del rifugio (1.30 ore).
ACCESSO: da Rigolato si sale per rotabile fino in loc. Piani di Vas (m. 1350), da qui si prosegue a piedi lungo la strada forestale per comodo sentiero CAI 228a e 228, (rispettivamente in 45 minuti o in 1 ora si giunge la rifugio). Da Forni Avoltri: seguendo il sentiero CAI 229 per Casera Col di Mezzodì si raggiunge la Sella di Tuglia (ore 2.15). Da qui si traversa in quota (sentieri 227 e 228) e, in 1 ora e 15 circa, si raggiunge il rifugio. Da Cima Sappada: in prossimità del M. Siera seguire il sentiero CAI 230 fino a Malga Tuglia, da qui continuare fino a Sella Tuglia per svoltare su segnavia CAI 227 (per Malga Campiut di Sopra, Piani di Vas e Rigolato). Dopo pochi metri si giunge ad una biforcazione ove a destra c’è il sentiero panoramico. Proseguendo verso ovest si percorrono i sentieri CAI 227 e 228 passando per Casera Campiut (2 ore).
ACCESSO: da Tolmezzo seguire le indicazioni per Villa Santina e in seguito per Ampezzo lungo la SS52. In località Mediis, svoltare a destra e continuare fino a Dilignidis. Possibilità di trasporto bagagli e servizio navetta, a richiesta. Lavanderia.
ACCESSO: da Sella Nevea si percorre la strada che raggiunge l’Altopiano del Montasio. Da qui a piedi si prende la comoda mulattiera (sentiero CAI 624) che attraversa l’antico pascolo (60 min.). Oppure dalla caserma della Guardia di Finanza di Sella Nevea seguendo il sentiero CAI 625 che sale lungo il tracciato della sciovia (45 min.)
ACCESSO: dalla Valle Rio del Lago: percorrere la strada forestale che conduce alle malghe Grantagar; proseguire lungo i sentieri CAI 628 e 625 passando sotto la Parete delle Gocce. Si giunge al rifugio in 2 ore e 30 complessive. Da Sella Nevea: percorrere il sentiero CAI 625 a malga Cregnedul di Sopra e dal Passo degli Scalini, si giunge al rifugio in circa 2 ore e 45 totali. Trasporto bagagli in teleferica.
ACCESSO: Da Sella Nevea si imbocca la rotabile che porta all’altopiano del Montasio. Al termine della strada (m 1502), si segue il sentiero CAI 622 ed in circa mezz’ora si raggiunge il rifugio. Pernottamento con prima colazione, ristorante, jause con prodotti tipici, terrazzo panoramico, trasporto bagagli su richiesta.
ACCESSO: il Rifugio dista 2 minuti dalla stazione a monte della Telecabina che sale da Sella Nevea. Può essere raggiunto a piedi in due ore di cammino dal sentiero CAI 635 che parte da Sella Nevea. Il Rifugio si trova al centro del “Vallon di Prevala”, fra l’omonima Sella e la Sella Bila Pec, nel gruppo del Monte Canin.
ACCESSO: da Tarvisio verso Sella Nevea, 2 km prima dell’abitato ben individuabile sulla destra. Oppure da Sella Nevea, circa 2 km dopo l’abitato, dopo il primo tornante presso il ristorante - parcheggio visibile.
ACCESSO: da Valbruna si prosegue per circa 2,5 km lungo la rotabile della Val Saisera fino al pargheggio P2. Una stradina chiusa al transito attraversa il Torrente Saisera, mulattiera fino alla stazione di valle della teleferica e diventa ripido sentiero sotto le pareti di roccia. Lasciata a sinistra la diramazione per Sella Prasnig, si guadagna una costola rocciosa e traversate alcune lingue ghiaiose, dopo gli ultimi tornanti, con alcune sorgenti, in breve tempo si raggiunge il rifugio (sentiero CAI 616, ore 2.00).
ACCESSO: superato il paese di Fusine, si devia a destra verso i laghi, nel cuore della Foresta di Tarvisio. Dal lago superiore si segue il segnavia CAI 512, che prima in piano e poi con pendenza marcata, porta al rifugio in circa 1,30 ore. Trasporto bagagli - Sauna
ACCESSO: da Cividale del Friuli proseguire in direzione della Slovenia. In località Ponte San Quirino, svoltare a destra e seguire le indicazioni per Savogna e successivamente Masseris, per raggiungere poi il Rifugio dopo 9 km.
ACCESSO: raggiungibile in auto da Cividale verso le Valli del Natisone e Clodig oppure da Castelmonte in direzione Tribil. A piedi: da Paciuch a Drenchia prendendo il sentiero segnato che porta al bivacco Zanuso (ore 4). Da Ponte Clinaz lungo la strada che va a Clabuzzaro, percorribile anche in MTB (ore 4).
ACCESSO: recentemente ristrutturato, è raggiungibile con semplice escursione (1 h ca) partendo da Borgata Bach oppure da Borgata Granvilla. Dal Rifugio, proseguendo sul sentiero n. 141, si possono raggiungere i Laghi d’Olbe con escursione di media difficoltà oppure salire sulla vetta del Monte Ferro.
ACCESSO: da Sappada comodamente in auto, oppure a piedi, seguendo un sentiero che attraversa un bosco di abeti rossi. Da Cima Sappada si prende la strada che passa tra le case della borgata, sino alla deviazione per le sorgenti del Piave e per la Val Sesis. Dopo una breve rampa in salita, si attraversa la strada principale per poi immettersi su un sentiero che sfocia nel mezzo di sedimenti glaciali, dove scorre il Piave. Da Cima Sappada sono necessari 45 minuti per raggiungere il rifugio Piani del Cristo.
ACCESSO: raggiungibile utilizzando la comoda seggiovia di Sappada 2000 oppure con escursione di media difficoltà (2,5 h). Dal Rifugio Sappada 2000 si possono raggiungere con facile escursione i Laghi d’Olbe (1 h ca) o proseguire fino al Passo del Mulo e alla vetta del Monte Lastroni, dove sono presenti numerose testimonianze della Grande Guerra.
ACCESSO: dall’autostrada A28 prendere l’uscita per Pordenone e proseguire in direzione Maniago e Montereale Valcellina. Da qui, continuare verso Barcis e svoltare a sinistra prima di entrare in paese, in modo da raggiungere l’altra sponda del lago. Al primo incrocio svoltare a destra e seguire quindi le indicazioni stradali per il Rifugio.
Il nome toponomastico della malga prende origine dalle conchiglie fossili (“s’cios” appunto) che spesso venivano rinvenute nei dintorni della casera. Dal punto di vista paesaggistico, l’alternarsi di conche e dossi che si perdono sull’orizzonte del monte Cavallo offre un panorama molto suggestivo.
La casera è si raggiunge da Clau, risalendo la rotabile lungo la Val Cellina (CAI n.966). La malga si trova immersa in un pianoro erboso, caratterizzato da detriti alluvionali e nelle vicinanze sono stati rinvenute delle orme di teropode, considerate una delle più importanti testimonianze geologiche della presenza dei dinosauri nel territorio italiano.